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Progettare un oggetto, un edifico, o un pezzo di città richiede esattamente lo stesso impegno e la stessa attenzione, quando l’architetto viene incaricato da un committente. Da quel momento il suo lavoro cessa di essere soltanto suo e si trasforma in un sofisticato mezzo di comunicazione fra le persone coinvolte nel progetto e, in un secondo momento, fra queste e tutto il resto del mondo. Qualsiasi progetto a qualsiasi scala, deriva dalle esigenze e dai desideri di qualcuno che ripone una tale fiducia nella capacità di qualcun’altro da affidargli la realizzazione concreta e tangibile delle sue idee e dei suoi sogni. Spesso della sua visione della realtà, della sua vita, del suo futuro. E’ una grande responsabilità che merita tutta la nostra attenzione. Un lavoro di fine psicologia che ha bisogno di accurate competenze scientifiche, tecnologiche e normative. Soprattutto, che richiede grande rispetto per chi ce lo affida e per chi ne sarà l’utilizzatore finale. Trasferire all’interno di un progetto la nostra cultura, le nostre competenze, il nostro stile è la nostra sfida più grande. Non si tratta di forme precostituite o di preconcetti, si tratta di metodo. Un metodo che deve permetterci di raggiungere il successo nel difficile compito di fondere in un’idea la personalità del nostro committente e la nostra. Un metodo che deve rendere felice chi ripone in noi tante e diverse speranze, senza che questo risulti frustante per la nostra concezione della professione che svolgiamo e per la visione che portiamo avanti. Un metodo che deve tradursi in uno strumento di lavoro basato sulla condivisione e lo scambio continuo di informazioni e sollecitazioni che servano da stimolo per una comune crescita umana e culturale.